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Frammenti del Tao
in collaborazione con

il calligrafo Alessandro Serafini


Il Laozi o Daodejing è il testo cinese antico più conosciuto al mondo, tradotto in quasi 250 lingue. E’ conosciuto anche come Wu Qian wen, che significa “Cinquemila caratteri”, per il numero dei sinogrammi usati.

Non è un trattato di filosofia: i sinologi contemporanei definiscono il Daodejing “poesia sapienziale taoista” caratterizzata da complesse strutture in versi sia rimati che sciolti per facilitarne la memorizzazione e la recitazione. Il suo stile è aulico e criptico, con pochi ausilii grammaticali, che lo rende passibile di più interpretazioni.

Il termine “jing” che qui rendiamo con canone, libro esemplare, serve anche per tradurre il sanscrito “sutra” che letteralmente  significa filo (vedi tavola n 16). Questi componimenti, del quale il più noto è lo” Yoga Sutra” di Patanjali, servivano anch’essi allo scopo di essere mnemonizzati per avere un memorandum atto alla riflessione sulla pratica da eseguire. Per questo motivo, si consiglia di leggere le calligrafie con mente molto morbida ed aperta, senza interrogarsi troppo intellettualmente, considerandole uno stratagemma per stimolare il pensiero intuitivo.

Il taoista vuole vivere in prima persona la verità del Dao e del De. A  tal scopo, nel corso dei secoli, sono state create un’infinità di tecniche di visualizzazione, concentrazione e fluidificazione dell’energia (qi). Pensare o studiare non è sufficiente.

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